Nel workshop di Fashion Styling, in collaborazione con L’Officiel Italia, gli studenti del Master in Fashion Styling & Visual Merchandising Margherita Bonometti, Angelita Franco e Marcela Van Herk hanno sviluppato il progetto “Threads of Revolution”.
L’idea nasce dal desiderio di utilizzare la moda come mezzo per trasmettere un messaggio riguardo a un mondo colpito dal cambiamento climatico, dall’iper-consumismo e dalla moda veloce. L’obiettivo è creare un advertorial per L’Officiel Italia, ispirandosi alla visione punk di Vivienne Westwood, che affronta questioni ambientali di grande rilevanza.
Nel workshop di Fashion Styling, in collaborazione con L’Officiel Italia, gli studenti del Master in Fashion Styling & Visual Merchandising Margherita Bonometti, Angelita Franco e Marcela Van Herk hanno sviluppato il progetto “Threads of Revolution”.
L’idea nasce dal desiderio di utilizzare la moda come mezzo per trasmettere un messaggio riguardo a un mondo colpito dal cambiamento climatico, dall’iper-consumismo e dalla moda veloce. L’obiettivo è creare un advertorial per L’Officiel Italia, ispirandosi alla visione punk di Vivienne Westwood, che affronta questioni ambientali di grande rilevanza.
Leader Progetto | Mentore
Gianfranco Olivotto
Autori del progetto
Margherita Bonometti
Angelita Franco
Marcela Van Herk
Gli studenti si concentrano sulla ricerca di capi che enfatizzino la vera sostenibilità e il riciclo. Scelgono brand come Simon Cracker, noti per il loro impegno nella moda sostenibile, e Lorenzo Seghezzi per i suoi pezzi su misura, integrando anche le prospettive di designer emergenti. Questa selezione è pensata per riflettere il tema centrale del progetto: l’uso della moda per commentare e criticare l’iper-consumismo e le sue conseguenze ambientali. Scegliere il fotografo giusto e selezionare modelli che incarnino uno stile non commerciale e caratteristiche distintive sono passaggi cruciali per il progetto.
Il servizio fotografico si svolge a Milano, presso San Cristoforo sul Naviglio, dove gli sfondi variano da una chiesa a pareti di cemento, mattoni e texture uniche, creando un contrasto visivo potente con il messaggio che si vuole comunicare. Per i prop, si opta per materiali che evidenziano gli effetti dannosi dell’iper-consumismo, utilizzandoli in combinazione con pose e gesti che esprimono l’ira e la frustrazione causate da questi problemi.
Durante il servizio, vengono anche realizzati brevi video dietro le quinte per i social media, destinati a essere utilizzati come reel su Instagram e TikTok, per amplificare il messaggio del progetto.
“Threads of Revolution” si propone quindi di affrontare le problematiche sociali ed ecologiche contemporanee attraverso un’estetica punk. Il progetto utilizza immagini provocatorie e commenti riflessivi per sfidare le norme convenzionali della moda e ispirare un movimento verso pratiche più responsabili e sostenibili nel settore.