Come può il design affrontare le complessità del presente?

Invece di limitarsi ad abbracciare la complessità, i designer dovrebbero pensare di immergersi in essa, come se nuotassero in una rete. L’esperimento della muffa di Tokyo, in cui l’organismo apparentemente semplice ha mostrato una notevole efficienza nell’imitare una complessa pianificazione urbana, ha posto le basi per la comprensione dei sistemi decentralizzati, in cui l’efficienza non deriva dalla centralizzazione ma dall’intelligenza distribuita. Inoltre, l’intelligenza collettiva può essere esplorata utilizzando le api come analogia, evidenziando il loro processo decisionale decentralizzato. Le api, con la loro comunicazione complessa e i loro comportamenti adattivi, esemplificano il potere dell’intelligenza distribuita in azione.

L’IA non è una tecnologia magica: è uno strumento, anche se potente e in rapida evoluzione. Demistificando l’IA attraverso progetti pratici come un orologio che genera poesie, i suoi limiti e le sue stranezze diventano evidenti. Guardando al futuro, si prevede che l’IA non solo migliorerà esponenzialmente in termini di capacità, ma diventerà anche più onnipresente e integrata nel nostro ambiente. Con la sua continua evoluzione, l’IA non offre solo soluzioni, ma anche nuovi modi di comprendere e interagire con il mondo che ci circonda, mettendoci di fronte a nuove complessità e sfide. I designer e gli artisti hanno l’opportunità di dare forma a ciò che la tecnologia del futuro ci porterà, abbracciando le sue stranezze, giocandoci e sporcandosi le mani.

Il discorso sulla complessità è diventato una pratica culturale nel design, nonostante la sua mancanza di una chiara definizione o utilità. La proliferazione del discorso sulla complessità è attribuita alle lotte per l’identità professionale e al desiderio di controllo in un mondo incerto. Tuttavia, la complessità funge da categoria rassicurante per i professionisti, mascherando il caos di fondo che resiste al controllo. Invece di arrendersi al caos, i progettisti dovrebbero essere sostenitori della prassi, sottolineando l’importanza della comprensione della situazione e riconoscendo il loro posto all’interno della complessità che cercano di navigare.

Se consideriamo la complessità di un aeroporto da un punto di vista ingegneristico, diremmo che è un non luogo, poiché le persone lo attraversano solo per raggiungere altri luoghi.

Contrariamente a questa interpretazione della complessità degli aeroporti, essi devono essere considerati luoghi perché esercitano un potere attraverso la loro complessità. Esercitano potere in termini di chi è autorizzato a volare, di chi è sorvegliato. A seconda del corpo che si abita e con cui si viaggia, si sa che si verrà visti come una minaccia mentre si attraversa un aeroporto. L’interpretazione di non luogo data a questa complessità (e a molte altre) è valida solo per coloro per cui è quello spazio è pensato, ma non certo per gli altri. Questo è ciò che i designer di oggi devono tenere presente.